Quando è la vita ad invitare
di Fabio Squeo
Prefazione
di Salvatore Monetti
La grandezza dell’uomo si misura in base a quel che cerca e all’esistenza con cui egli resta alla ricerca. Ecco che l’accurata analisi esistenziale mira a definire l’esistenza, intesa come “progetto” orientato razionalmente dall’esserci che entusiasmato viene sottratto dalla irriflessione ed invitato ad esistere come creatura e creatore. Mentre le cose sono ciò che sono, ovvero, delle semplici presenze, l’uomo è ciò che “ha da essere”, ciò che egli stesso progetta e sceglie di essere. Un esserci che accettando la possibilità più propria del suo destino, ovvero la morte, si pone innanzi alla possibilità di essere se stesso, in una libertà appassionata affrancata dalle illusioni del Si, riconoscendo il significato autentico della sua presenza nel mondo. Invitato a sperimentare la caducità dell’esistenza come propria condizione, dirottando la sua originaria “provocazione”, l’esserci scopre la sua grande dignità la quale si esplica attraverso il suo stesso pensare. Del resto, proprio il pensiero appartiene all’uomo, come l’uomo alla vita, un pensiero che lo rende consapevole ponendolo innanzi alle proprie strutturali aperture, un pensiero che risulta superiore alle stesse scelte e alle condizioni di pensabilità, riconducendo l’intera esistenza umana alla categoria della possibilità.