Carmine Abate

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Biografia

Carmine Abate è nato a Carfizzi (KR) il 24 ottobre 1954. Ha studiato in Italia e si è laureato presso l’Università di Bari. Successivamente ha vissuto in Germania e, da oltre dieci anni, vive nel Trentino, dove esercita la professione di insegnante. Il suo primo libro di poesie risale al 1977: Nel labirinto della vita, (Juvenilia, Roma). Come narratore esordisce in Germania con la raccolta di racconti Den Koffer und weg!, (Neuer Malik, Kiel 1984);Lo stesso anno pubblica Die Germanesi, una ricerca empirica socio-antropologica sull’emigrazione svolta con Meike Behrmann (Campus, Frankfurt-New York 1984; ed it., I Germanesi, Pellegrini, Cosenza 1986, ristampata in nuova ed. da Ilisso Rubbettino nel 2006). Dirige la collana “Biblioteca Emigrazione” (Pellegrini Ed.) per la quale ha curato In questa terra altrove (1987), un’antologia di testi letterari di emigrati italiani. Successivamente ha pubblicato una raccolta di racconti Il muro dei muri da giugno 2006 in nuova edizione (Oscar Mondadori, pp. 210, euro 8.40) e nel 1991 è uscito il suo primo romanzo Il ballo tondo, attualmente alla terza edizione (Piccola biblioteca Oscar Mondadori, 2005), pubblicato in prima edizione da Marietti (Genova) e in seconda edizione da Fazi (Roma, 2000). Nel 1996 pubblica un libro di poesie Terre di andata (Argo). Nel 1999 esce il romanzo La moto di Scanderbeg (Fazi, Roma 1999; ed. tascabile 2001, Oscar 2008). Nel 2002 esce il romanzo Tra due mari (Mondadori, 2002, Oscar 2005) vincitore di numerosi prestigiosi premi. Nel 2004 esce il romanzo La festa del ritorno (Mondadori, 2004, nuova edizione riveduta 2014) vincitore del “Premio Selezione Campiello”. Nel 2006 pubblica il romanzo Il mosaico del tempo grande (Mondadori, 2006, Oscar 2007). Nel 2008 scrive il romanzo Gli anni veloci (Mondadori, 2008). Nel 2010 scrive il libro di racconti Vivere per addizione e altri viaggi (Piccola Biblioteca Oscar Mondadori) e la raccolta di poesie e proesie Terre di andata (Il Maestrale). Il suo capolavoro, che vince il premio Campiello 2012, è il romanzo La collina del vento (Mondadori, 2012). Nell’ottobre 2012 esce, Le stagioni di Hora (Mondadori) che comprende tre romanzi – “Il ballo tondo”, “La moto di Scanderbeg” e “Il mosaico del tempo grande”. Nel 2013 pubblica Il bacio del Pane (Mondadori, 2013). Nel 2015 sforna La felicità dell’attesa (Mondadori). La sua ultima opera è Il banchetto di nozze e altri sapori (Mondadori 2016).

Carmine Abate, con i suoi libri, ha vinto numerosi premi.
I suoi libri sono tradotti in Germania, Francia, Olanda, Grecia, Portogallo, Albania, Kosovo, USA, Giappone e in arabo.Articolo sul “Corriere della sera” Intervista pubblicata su “Vita”.

Le mie opere:

Il bacio del pane

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Marcello Biagiotti

marcello-biagiotti

Biografia

Marcello Biagiotti nasce a Perugia il 31 luglio 1940. Inizia a dipingere già negli anni giovanili come paesaggista. Frequenta l’Istituto d’Arte “Bernardino di Betto” di Perugia, ai tempi del Maestro Gerardo Dottori, inizialmente nella sezione di Pittura, poi passa alla nuova sezione di Arti Grafiche, diretta dal prof. Pietro Parigi.
Dopo qualche anno viene cercato ed assunto come decoratore dall’allora “Vetreria Umbra”. Cessa gli studi e con il nuovo lavoro si specializza nella decorazione su vetro, insegne pubblicitarie e, in particolare, nella costruzione e restauro di vetrate in piombo.
Negli anni a venire abbandona il paesaggio, alla ricerca di una nuova espressione pittorica più vicina alle sue sensazioni, ed inizia a dipingere in modo originale ciò che lo ha sempre interessato, l’uomo, la società in cui vive e le tante problematiche che ne segnano l’esistenza. Determinante al riguardo sarà l’incontro con l’indimenticabile e stimato critico d’arte perugino Virgilio Coletti, che colloca la sua arte nel filone dei Surrealisti e lo consiglia di intraprendere l’attività professionale. È grazie a lui che nel 1968 allestisce la personale alla galleria ”La Luna” di Perugia.
Comincia a crearsi nel vasto panorama delle arti visive nazionali, fuori dalla sua città e regione, un suo personalissimo spazio espressivo, che per modalità pittoriche e simbolismi tematici, la critica nazionale accosta al surrealismo di Dalì e Tanguy. Sull’onda del crescente consenso di critica e di pubblico, negli anni ’70 partecipa alle più importanti manifestazioni artistiche nazionali ed internazionali, nelle quali si distingue sempre, aggiudicandosi numerosi primi premi.
Nel 1984 Biagiotti sente la necessità ed intravede il momento di sperimentare anche nell’arte della ceramica. Nel suo studio di Via Palestrina, a Perugia, istalla un forno elettrico per ceramica e comincia a frequentare alcuni ceramisti e tornitori che da anni operano a Deruta, per imparare le basi di quest’arte.
Dopo averne acquisito le principali tecniche, egli scavalca rapidamente i limiti dell’artigianato e crea un nuovo modo tutto suo di concepire la ceramica, fatto di creatività nelle forme, originalità nella pittura; realizza quindi personalissime opere ceramiche, pur non rinnegando la matrice classica dei soggetti: è l’arte della ceramica vista da un artista figurativo. Quello che sarebbe potuto essere un punto d’arrivo è invece solo il primo passo verso nuove frontiere creative: si accosta così alla scultura, manipolando all’inizio e a modo suo la terra che tratta nel forno come ceramica classica.
Inizia in questi anni la produzione di sculture: prima ceramica decorata con colori metallici, poi terra refrattaria dai toni del bronzo, una corsa frenetica alla ricerca della fonderia che possa tradurre in dati di fatto la vena creativa del suo idearlo: a poco a poco prendono forma le scultoree figure femminili dei bronzi a cera persa che ancora oggi personalizzano la sua attività artistica.
Sono sculture fuori dell’ordinario, che completano questi anni di maturità artistica ed umana. D’ora in poi non ci sarà più Rassegna Personale o Collettiva cui viene invitato o che gli viene proposta, nella quale non compariranno, oltre alle inquiete ed erotiche opere pittoriche surreali, anche le sculture, infinite storie di una ispirazione che continua ed oltrepassa questi nostri giorni.
Le sue opere di pittura e di scultura sono state battute in asta dalla Galleria e Casa d’Aste “Pace” di Milano, di Gimmi Stefanini, e dalla Casa d’Aste “Meeting Art” di Vercelli.
Oggi le sue opere fanno parte di prestigiose collezioni pubbliche e private in Italia, Iugoslavia, Svizzera, Francia, Germania, Venezuela, Stati Uniti, Turchia e Nuova Zelanda.
La sua arte è visibile dal 1997 nel sito dell’artista. www.biagiotti.it.

Le mie opere:

Dipinti:
Anno 1989
Ciò che rimane
Coscienze
Donne sugli scudi

Il cielo della storia
Il freddo bagliore del sistema
Il libero cielo della storia

Il sogno
Il volto e la maschera
Le anime perse
Monumento alla donna
Sangue d’Artista
Una ragionevole angoscia

Sculture:
Donna in carriera
Il nucleo

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Stefano Ragni

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Biografia

Stefano Ragni è musicista di formazione umanistica. Laureato in filosofia e diplomato in pianoforte, composizione, musica corale e direzione di coro svolge attività di docente al Conservatorio e all’Università per Straneri di Perugia. La sua attività di concertista, conferenziere e didatta lo caratterizzano come un attento e propulsivo divulgatore del repertorio musicale italiano. Autore di dodici volumi di musicografia è anche autore di un manuale di storia della musica italiana diffuso in tutto il mondo.

Nel 2005 è stato consulente del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Bicentenario della nascita di Giuseppe Mazzini.

Nel 2013 è stato componente della commissione scientifica delle Celebrazioni dell’ anno Verdiano insediata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Le mie opere:

Libere elaborazioni su temi di Bixio

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Gianluca Paffarini

Gianluca-paffarini

Biografia

Ciao a tutti, mi chiamo Gianluca Paffarini, sono nato il 2 novembre 1985 ad Assisi (PG) da papà Giancarlo e mamma Graziella. Fin dalla più tenera età ho sentito il bisogno di esprimere la mia arte manifestandola con le costruzioni della lego, quei mattoncini colorati che hanno preso generazioni di piccoli ma anche di grandi. Da allora tempo ne è passato, a cavallo tra il 2001 e il 2002 ho scoperto la mia prima vera vocazione ovvero la poesia, ispirandomi semplicemente alla neve che vedevo scendere fuori mentre ero chiuso all’interno della mia camera. Inizialmente avevo paura, una cosa nuova che tenevo principalmente per me, dove esprimevo le mie emozioni per le prime ragazze che erano rapinatrici dei miei primi sentimenti ma non solo, anche per tutto il mondo che avevo a 360°intorno a me, luna, sole, mare, cielo, stelle, amici, genitori e ogni cosa che passando dentro me sapeva trasmettermi emozioni. Passano gli anni, arriva la maturità e li a poco la mia prima pubblicazione, un piccolo passo di un percorso che segnava la mia vita da anni. Con il tempo la poesia non mi bastava e allora scopro altre passioni, ovvero la fotografia, ereditanto l’hobby da mio padre, la musica, provando ad avere diversi gruppi prima di trovare la stabilità musicale musicando le mie poesie e infine arriva l’ultimo interesse, la politica, una scelta decisa a 23 anni quando ho sentito dentro a me la maturità giusta per affrontare questo campo, cercando di dare il massimo di me stesso.

Le mie opere:

Ti voglio tanto bene! Ciao!

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Veduta immaginaria

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Artista: Giovanni Galli

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Giovanni Galli

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Biografia

Giovanni Galli nasce a Roma, sotto il segno del Toro, il 26 aprile 1970.
Partecipa a numerose estemporanee di pittura e vince concorsi nazionali.
Dal 1989 allestisce mostre personali e partecipa ad eventi curati dall’Accademia di Perugia: “Laboratorio, Artisti a Fossato di Vico” (1992) e “Arte e Natura” (1994).
Si segnalano recensioni da parte di importanti nomi della critica d’arte come Bruno Corà, Mariano Apa, Leo Strozzieri, Emidio De Albentiis e Giuseppe Maradei.
Partecipa alla XLI, XLII e XLIII Rassegna d’Arte G. B. Salvi e Piccola Europa, vincendo i Premi della Giuria.
Dopo gli studi accademici, verso la metà degli anni Novanta, si avvicina all’arte concettuale di Michelangelo Pistoletto e alle ricerche dello Studio Azzurro, ideando curiose performance di arte tecnologica e complesse video-sculture.
Nel 1998 sceglie di ritornare all’arte figurativa studiando incessantemente i modelli pittorici della scuola italiana del Trecento e del Quattrocento.
Negli anni che seguono sperimenta numerose tecniche pittoriche ed esegue dipinti per prestigiose committenze sia pubbliche che private, in Italia e all’estero.
Dal 2002 collabora con Enti preposti alla tutela territoriale dei Beni Culturali ed esegue delicati interventi di restauro pittorico e monumentale presso importanti località e dimore storiche.
Dal 2004 insegna Disegno e Storia dell’Arte nei licei.

Le mie opere:

Veduta immaginaria

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Il nucleo

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Bronzo h. 76cm

Artista: Marcello Biagiotti

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Il vento impetuoso di quella notte

Artista: Giacomo Brugnano

È un libro autobiografico, che narra la storia, vissuta e sofferta, dall’autore, Giacomo Brugnano da Cirò Marina. Secondo il mio modesto giudizio è un libro che ben merita di essere letto attentamente e ponderatamente e meditato, perché i vari capitoli hanno il pregio di donare sollievo e di farci rivivere, come in un mondo nuovo, un mondo ispirato alla bontà, all’onestà ai sacrifizi, all’AMORE, principalmente, ai supremi valori della vita. I capitoli, tra l’altro, sono colmi di grazia, di sensibilità, di stupore e sono stati scritti con i piedi a terra, come si suol dire, e privi di retorica e di affettazione, ma con semplicità e, soprattutto, con spontaneità.
Io sono un anziano maestro elementare in pensione e quasi ottantenne, ammalato, permanente e, quindi, il mio giudizio è superficiale, mentre il libro meriterebbe la recenzione di un valido critico. Io paternamente posso affermare che gli scritti di questo coraggioso giovane cirotano sono profumati e delicati “fiori” dei nostri boschi di Calabria, perché, ripeto, sono genuini. Anche se il mio giudizio è superficiale, insufficiente, però posso affermare, e con tutta coscienza, che esso libro mi ha affascinato e commosso fin dalla prima lettura, cercando di approfondirlo e sempre di più. Ma ciò che affascina il lettore è l’effervescente interesse per la vita, intesa come polo, attorno al quale si svolge tutto il discorso dell’AMORE – (con tutte le lettere maiuscole), oggi – Ahimè! – il disgrazia, in un periodo storico stracarico di tanti mali del secolo: droga, criminalità d’ogni peggiore specie, pedofilia e chi ne ha più ne metta. Ed è meraviglioso poter leggere in prima pagina del libro: “A mia moglie, luce dei miei occhi”, proprio come si diceva un tempo: “Dimidium animae meae”(metà della mia anima): tale era considerata la moglie, la compagna della vita. Il discorso dell’AMORE, dicevo, ma anche il discorso del sentimento, del fascino del Creato, l’attaccamento al paese natio. Narrazione da vena schietta e spontanea, dolcissima, carica di sentimento nel dramma del tempo attuale che incalza e porta via luci ed ombre, bene e male; ma il bene, l’AMORE, principalmente, il nostro scrittore vorrebbe stringerlo tra le mani per sempre. Nei vari capitoli del libro scene che ogni giorno viviamo in Calabria, ma che, a volte, non sappiamo considerarne nel loro giusto aspetto – e perché no – poetico. In essi capitoli si evidenzia tutto il sentimento di Giacomo Brugnano, che si identifica nella sua opera, come l’affetto, l’aiuto reciproco, il rispetto per i compagni di naia, specialmente per i paesani, con l’impronta dei profondi affetti familiari, legati, malgrado tutto, ad un passato certamente migliore, ricco dei supremi valori della vita. E propri grazie al suo immenso AMORE, egli riesce a dimenticare le offese, i torti della famiglia della moglie; anzi riesce, e con spirito cristiano, a volere loro bene e rispetto. Un altruismo che ci fa meditare. Sincero con se stesso e fedele ai suoi ideali in un meraviglioso verismo attraverso il quale, il lettore riesce a conoscere usi, costumi, tradizioni del suo paese: la bella e storica Cirò Marina. Un libro ricco, tra l’altrondi messaggi attraverso i quali, i giovani d’oggi, se lo vogliono, possono poter conquistare un mondo migliore, quando oggi è l’epoca della pornografia “senza veli o eufemismi”:
l’epoca sex! I temi contenuti nel libro sono tantissimi che ben meritano attenzione, molta attenzione. Io ho voluto gustare prima, assaporare poi, rigodere ancora i vari capitoli (“frutti” meravigliosi) che, tra l’altro, m’hanno scaldato “dentro”, uno dopo l’altro.
L’opera mi ha affascinato e commosso perché, soprattutto, contiene un messaggio che non può fare a meno di incidere sulle nostre coscienze: suggerisce una via di scampo, un mezzo, attraverso il grande AMORE, per riumanizzare la nostra anima da tempo, da troppo tempo, ormai decisamente meccanizzata e falsata. Stupendo è il capitolo dell’emigrazione con i suoi sacrifizi, rinunce, privazioni: sulle prime l’emigrato si sente in terra straniera, impiegherà un certo tempo a comprendere il linguaggio, ancora di più a capirne il costume. Si inserisce in un mondo sconosciuto. Farà un notevole passo avanti rispetto alle condizioni di vita della Calabria, incontrerà gravi difficoltà, ma non farà passo indietro. Penserà ai suoi avi, emigrati nelle lontane Americhe ove hanno lasciato i segni della loro operosità, del loro ingegno, della loro civiltà. Molti emigrati di ieri e di oggi, all’estero ed in Italia, hanno, tra l’altro, saputo raggiungere vette di gloria e di prestigio, proprio come ha saputo conquistare il nostro scrittore Brugnano. Io, prima di chiudere questo mio modesto, molto modesto giudizio, vorrei aggiungere che gli scritti di Brugnano hanno la fragranza del pane fatto in casa. Il mio paterno e caloroso plauso e di auguri di sempre maggiori successi e vita lunga ricca di salute e di DONI CELESTI anche ai suoi cari familiari ed affinché i lettori possano a lungo godere delle sue fatiche anche letterarie, perché un buon libro è una finestra aperta da cui entra la luce che illumina ogni cosa.
D.S.: Per quanto riguarda le pregevoli poesie alle ultime pagine del libro, posso affermare che sono ricche di sentimento umanitario. Sono poesie che hanno un valore educativo perché ricche di profonda umanità e lontane, molto lontane, dai mali del secolo. Il nostro poeta “Brugnano” canta, per la sua Cirò Marina e con i messaggi d’AMORE e di fratellanza oltre i confini del tempo. Un giovane scrittore e poeta, il caro Brugnano, che onora, e non poco, Cirò Marina e, quindi, la Calabria nel mondo, specie in Germania ove opera e conquista, sempre di più onori e glorie.

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