Artista: Giovanni Maffeo
“LA SCALA NATURALE DELLA MIA VITA”
Il cantico narrante .
Presentazione .
Nome: Giovanni Maffeo
Poetanarratore.
In questa mia narrativa dei miei pensieri ,dell’umana gente. La poesia trionfa nella travagliata e meravigliosa vita. Con molti anni alle mie spalle apro i miei occhi al mondo, nell’anima mia, al mio fiorito luogo natale . tra colli e mare incomincio a meditare ,un fraseggio del mio immaginario di poeta narratore. Racconto a voi a tutte le genti :dialoghi ,storie di me; della mia gente, del mio stato d’animo, del mio pensiero ,passando ad allargare lo spazio della natura ,come della storia ,cercando con ansia cosmica le vie del cielo risalendo con spirito d’umana virtù .non solo ai primi abitatori della terra che le leggende e le favole ricordano. Oggi che viviamo nel ventesimo secolo dove tutto è superato ,rimane il pensiero della gente, “la poesia”.
Canto primo.
Comincio dunque a salire il primo gradino della mia scala naturale ,della mia poetica ,ove per essa percorro tempi ,analizzo stati d’animo, in una sequela di poesie che narrano la mia vita ,la mia salita all’alto scopo ,al crescere cultura in un mondo sempre più sgretolato .
( la fanciullezza )
Ed io fiorivo nel giardino delle rose
di stirpe antica raccolsi gloria.
Fu il primo tempo della vita mia ;
il primo gesto che mi rese uomo .
Andavo via per incontrar fortuna ,
da acri odori e sudori di fatiche ,
col cuore impavido e il volto fiero ;
mostravo a tutti la mia inibizione.
Raccolsi pane al chiaro della luna!
Come nella giungla tra la nebbia e brina ,
stringevo tra le mani la mia madonna bruna ,
muovevo i primi passi verso l‘odissea.
Bevvi del buon vino nell’età dell’oro
e a piedi scalzi m’affamavo di miseria ,
di gaiezza mi nutrivo ,
coglievo il frutto della fame .
Dal nido volai senza ali :
lì ,la prima prova per essere uomo ,
sull’aia ballavo le danze popolari ,
Ballavo la vita ,l a mia ,
sul pianeta terra incominciava .
Di profumi m’inebriavo !
Tutto intorno la bellezza m’assopiva ,
col companatico i sapori ,
mi punsi con le spine senza farmi male .
Fu breve l’infanzia !
Da corsi d’acqua bagnavo le mie vigne ,
aprivo alla mente i primi sogni :
cantavo con i lupi gli inni dei poeti .
Ballavo danze contadine
e conobbi la selva scura ,
su i monti l’avventura .
Salivo così il primo gradino
della mia scala naturale.
Qui mi trovo in un viaggio contorto , furie di parassitismi mi invadono l’anima, li affronto, li temo, li combatto .Lotto con tenacia ,le ignoro ,è il tempo di fare poesia , di crescere e salire la mia scala naturale .
(viaggio nel regno delle anime)
Canto secondo
La giovinezza .
E mi trovai smarrito in un viaggio senza luce
perso al buio e non mi accorsi che ero solo ,
Oh pietose anime abbiate pietà di me ,
di me che onore infamo ,
di poesia bramo il canto del cuore mio .
Datemi voi la forza !
Datemi coraggio per camminare ancora ,
datemi scosse di elettrizzanti lampi ,
di questi anni ,della mia giovinezza vera ;
le vere parole che mi furono sincere .
E tu uomo vivi per quel che sei
e non ti crucciare ,
non sperare di vedere il cielo
se di sera chiudi gli occhi per dormire ,
io scrivo per orgoglio e taccio
di ogni cosa ,la stagione ha la sua fine
il cui tempo fiorì il fiore ,
sfarzoso fu il nefasto regno ;
la nuova era emigrò amori .
E mi rivolgo a voi anime irrequiete
nella vita non si trova pace ,
adagiate il fato e raccogliete venia :
raccogliete le messi per dare pane .
Viaggio nel vuoto senza fine ,
lì vado a cercare la mia paura ,
non ne uscirò ne son sicuro
lì l’alba è talmente rara .
Ritorno nel bosco della mente
a vagare senza misura ,
scrivo col mio pensiero ,
con la mia penna combatto il male .
Oh Se fossi eterno
pagherei la mia pace ,
in cambio del perdono
dal male perverso l’innocenza tremo .
e mi chiesi: come verrò da te se paventi noia
a calpestare suoli dubbiosi ? In te io mai fui accolto
mai fui bramato del tuo sesso iniquo ,
Io non volevo alcuna cosa oltre l’argine del mare …
guardai in alto e vidi le tue spalle rosa ,
ti vidi vestita di raggi e danzavi tregua ;
volteggiavi libera nell’abito da sposa …
E fu così che l’anima mia si genuflesse ,
al chiarore di quella luce fuggì pietosa ,
si volse indietro a rimirar bellezza ;
nel vagare persi .
Il supplizio dell’amore mi fu caritatevole, ebbi giorni lieti, ebbi storie profonde ove il sesso prevaleva ,l’ingordigia mercificava la carne mentre la passione soffriva .
La frivolezza per l‘amata.
Canto terzo
Tentai invano di afferrarla ,
di cogliere il perduto fiore ,
Ella che ballava luce maestosa ;
dinanzi a me si mostrava aggraziata ,
nell’oro del sole si appannava e scompariva .
Inesorabile si fermò l’ora
scandì i suoi rintocchi ,
a sperar cagione
in memoria mi apparve rea .
Furono i nudi spettri a dare aurore a l’alma mia ,
ai dolenti spiriti
dispiaciuti per la mia sorte si misero a volare :
alzarono le mani ,
e dagli inferi gridarono alleluia .
Vidi coloro che di sangue si erano macchiati !
Li vidi bruciare nelle fiamme dell’inferno .
Ed io urlai più forte il perdono
per farmi sentire dall’eterno padre :
anime dannate da quel inferno salirete ,
l’anima vostra ne sia degna e sana ;
confessatevi dunque ,
pentitevi e vedrete luce .
Continuai il mio vagare tra le fiamme
la mia strada ,a seguire l’unica figura ,
vagavo per raggiungere la meta ,
ove tu anima mia mi hai tradito ,
lì per troppi anni mi son perduto .
Ora tra le tenebre conosco l’eterno pianto ,
la menzogna è del mal voluto .
Oh dolce musa ch’è m’ispiri ,
il mio canto a te dono
lo spirito mio ne va fiero .
Spesso pecco di gratitudine
l’estro del canto mi fu dato ,
i suoni mi furono concessi ;
forse per amare il mio me stesso .
E scrivo ancora per amore
un poema senza fine ,
Per la divina donna mi chiamò e fui reale.
Di comandar io la rinchiusi
in un solo canto l’ammirai .
E ancora: Dante mi ispira !
Donna , che sia giudizio lassù infrange
l’amore mio per te resta evanescente ,
tale mi faccio di virtù , il tanto ardire vesto
ch’io a te parlai come persona franca e desta .
Ricordai di me e andai in un tempo ancora vivo
a chi mai leggerà questo presentimento lesto :
al povero illuso che odia e ama ,
l’anima mia non ne può fare a meno …
No , non sono io il giudicante , il giustiziere !
Non spetta a me dare sentenza vana ,
quello che ho avuto
è il mio disprezzo e a null’altro beo.
Ora la perla nera nella cassaforte giace ,
la sua chiave l’ho gettata via ,
si prostrino a me i veri buoni
ed io riaprirò ancora fiumi …
Ma nella reale supponenza
la volgarità è degli immondi ,
purgano destini di infusi rari ;
su fogli di carta sputano veleni .
Questa è la sofferenza
ove le anime si sentono smarrite ,
vanno nel simposio dei commedianti ;
dove l’amore trova il suo scopo.
E fu pienezza piena, culmine delle mie aspettativi,finalmente davo sfogo al mio desiderio ,davo a me la certezza d’essere uomo ,ma io salivo il riverbero dell’intelletto ,questo mi affascinava ed ero fiero .
La Pienezza
Canto quarto
Il Seminatore di discordia .
E fu fraudolento il suo credo
Barattò il paradiso con l’inferno ,
Con la sua anima indossò tormento ;
Della sua discordia ne fa trionfo .
Furono i suoi vizzi ,i più profondi :
La carnalità gli diete vanto ,
S’abbuffò e soddisfò i mal pensanti ;
Egli era avaro della sua stessa ira .
Col prossimo fece il prepotente
Affila le sue lame con i denti ,
Tra i seduttori e gente lusinghiera
La sua ignominia gli dà lussuria .
Di bestialità ammanta l’attrattiva .
Furono vizzi le fisiche azioni
Volgono l’abuso all’attributo ,
Contro il volere il rifiuto ;
La sua patria è una terra infame .
Fu il seminatore della discordia !
Vive e regna tra tutti noi ,
Spande gramigna e olezzi impuri ;
Sul prato delle vergini va a dormire .
Ma dande disse :
Vedi la bestia ,per cui mi volsi ,
Difendermi da lei famoso saggio ;
Ch’ella mi fa tremar le vene .
E fu l’inferno sulla terra !
Nei cuori maltrattati nacquero innocenti ,
Su la gogna tra i cantori ,
i poeti del duemila .
In ampi spazi furono riconosciuti
Un epoca che abbraccia il mare ,
Sorge il nuovo tempo ,la beltà e nuovi elogi;
I narranti della nuova specie.
Ma dante ribadì il vero:
E poiché la sua mano ,la mia prese ,
Con lieto volto on d’io mi confortavo ;
Mi mise dentro alle segrete cose .
Disse che tanto è amor ,
Che poco è più morte ,
Ma per trattar del ben ch’io vi trovai
D’altra cose dirò ch’io v’ho scorte .
E come Dante canto il mio sentire :
Canto il mio inferno dell’amore ,
Un’espressione logica degli umani ;
Canto l’altrui sdegno ch’è m’ha ferito
D’amore m’ha reso schiavo .
E il mio vagar continua ,mai si ferma!
Va oltre il mio intelletto crudo,
E nei conforti di colui che fu vate ;
Io l’irrisorio mi prostro e mi riduco.
Seppur io l’apprendista ,banditore di inerzia!
Con la mia preponderanza vado ,
Con una marcia lenta ;
Ogni vocabolo arriccio .
S’on’io il folle e mi metto in evidenza ,
La lirica mi commuove,mi dà apparenza
Una presunzione illogica .
E nel liquame la miseria spande !
Ogni giorno abbonda ,
A macchia d’olio tra le menti ;
In ciance e lagne si manifesta sulla scena.
E salgo sul colle ,il più alto tra le nuvole !
Salgo su ,tra i confini dell’amore ,
Tra il vero e il profano ;
Ove gli opposti danno prova di saggezza .
Scruto la sorgente d’ogni fonte
Ove ogni gioia, delirio ottiene:
Di musica interiore suona .
Salgo l’ultimo gradino ,
È il massimo del mio essere poeta ,
Sempre più su,tra l’immenso scrivo;
Tra coloro che nella sua dimora sanno meditare .
Trovai incubi di folle inferocite ,tra i dannati i loro diluvi ,gente senz’anima ne pudori si masturbavano l’esistenza senza capire il vero amore .
( Col pensiero ,tra i dannati.)
Canto quinto
Sempre più stanco e sfiduciato
nell’altro modo mi incammino ,
tra gente opaca e volti sconosciuti .
Ascolto i dannati da un conico imbuto :
questa è gente che non conosce luce ,
dannano la propria vita per i torti ricevuti .
Sono molte le anime che soffrono
piangono la miseria che hanno abortito ,
in un cestino della spazzatura buttano il loro feto .
Una vita buttata al vento e smarriti vagano nell’inferno ,
piaghe che all’argano le crepe ,
di una tomba fanno la loro casa .
Dannati , esseri immondi,
dannati per volere un cielo azzurro ;
per volere l’esclusiva all’amore
scelto a caso per il solo piacere .
E mi danno l’anima , la mia,
nel vedere tanto vomitare
tanto spreco che si butta via,
tanta carne che si vende e si marcisce al sole ,
si odora al disgustoso sesso .
Ma c’è vita negli animi gentili !
Quando il dolore si fa rude l’anima muore ,
creature innocenti vengono salvate ,
Da un angelo del celeste paradiso .
E nelle notti di luna piena ,nei passati anni
agli inizi dei tempi ,quando i vampiri dominavano le tenebre
e le due grandi faide si detterò battaglia …
ci furono i primi dannati su questa terra ,
ebbero un cuore di luce, in loro sbocciò l’amore
si mutò la specie ,
si innamorarono alla perdizione e nacque una vita .
Nacque il buio ,e la luce ,il bene e il male ,
dove la nuova specie ebbe la salvezza
dalle tenebre fu emersa e il castello fu salvato …
Ancora oggi si racconta :
esseri invisibili spandono veleno ,
nascondono il vero al passato che fu sangue e dannazione ,
fu la tragedia dei buoni nel creato
che ora si ribella e chiede aiuto.
E tu donna di questa epoca lasciati amare
non perdere quel che puoi avere ,
lotta contro il male e semina ancora il tuo fiore
lascia che il tuo germoglio venga annaffiato ,
e il giardino sia sempre in fiore ,
il tuo paradiso sia sempre amore .
Col pensiero,tra i dannati,
salgo il terzo gradino di questa mia scala naturale ,
mi porto nella via del sapere
e mi accorgo sempre più d’esser solo
Ma forse un giorno anche io avrò un’uscita
tutti insieme canteremo in coro :
il grande giubilo al signore …
Spesso il buonismo m’attanagliava ebbi sconforti di natura ,di scoprirmi che il cosa servisse il mio narrare ,e darlo in pasto a plebe senza scopo
La rassegnazione
( canto sesto )
Ed è in molti cuori che la rassegnazione appare
ed è vita quando il dolore muore,
in sentimenti le parole
poi la collera le opprime e l’anima si vede solo al buio …
Si sopporta quel dolore che è la causa del pianto
dei malanni e i mille affanni ,
è la croce che non si crea ,ma si propone
si veste di cattiveria e di stupidità umana .
A nulla serve il voler vivere al buio
il bene produce occasioni e nasce passione,
so che tu anima sincera cerchi vita ;
soffri il male d’amore e aspiri gioia.
Si dice, che l’ultima è la speranza a morire
si impara a sopportare anche la rassegnazione,
tante sono le anime che dal purgatorio piangono paure
non accorgendosi che qualcuno ,
di loro si vuole innamorare.
Ed è stupore ! Angeli nel cielo pregano per noi ,
si accostano e ci portano in volo ,
noi portatori sani apriamo il paradiso al placido perdono.
No non serve rassegnarsi !E’ come perdere la vista
oltraggiarsi e nascondersi è una partita persa,
lottare ,amare è rivalsa è stare bene con se stessi.
Salgo il mio cammino e continua solitario
tante braccia si tendono e le lascio sole ,
capisco che ad afferrarle le farei soffrire
e le lascio andare a raccogliere fortuna.
Vorrei , raggiungere la mia meta per tornare indietro ,
ma porto con me un sacco in spalla ,pieno di vocii
lo vorrei accorare con l’affetto e l’amore
lo svuoto per una ragione sola ;
per dare voi lo spazio necessario .
Salgo il sesto gradino con fatica e vedo il mare ,
lì ,la sirena mi invita nei suoi desideri ,
la lascio nella sua dimora a meditare,
Essa sa che anche un solo bacio fa fremere il cuore .
Riuscì col tempo ad ascoltare i suoni ,quelli che nel mio sentire concertarono poesia ,una musica dentro senza barriere, un canto che nasce spontaneo .Tutto da allora fu più facile comporre ,esprimere la mia smisurata melodia .
(la mia musica poetica.)
Canto settimo
Racchiuso in brevi versi è il mio pensiero in musica
è gradino ove in me nasce il suono
il massimo livello del mio “essere “
una mediocre sufficienza guadagnata con sudore.
È qui ,in questa musica che urlo!!! urlo poesia,la mia !
Ed è in questa vecchiezza che trovo la saggezza ,
il rifiorire giovinezza e l’oblio della vita mia .
Ho conosciuto verità che non fa mai parola
e la mia carne trema di desiderio ,
mentre colombe bianche volano innocenza
e oltre il cielo, in una gabbia dorata strillano perdono
raggiungono l’eterno padre,
e con voce rauca si perdono nello spazio infinito.
Ma io che conobbi l’amore a me fu negato ,
più volte fui sollecitato dal sincero sentimento,
fu vano il mio grido ,
foglie volavano al vento sperdendosi nel pianto
nella stagione d’autunno …
Caddero i maturi frutti marcendosi al sole
seminai dolcezza, che per anni ho creduto,
tutto fu vano ,troppi i dolori ,
orgogli e finzioni nauseavano piaceri
solo platoniche seduzioni saziavano rimedi.
Ma io continuo a salire nel mio regno della fantasia ,
ci fu una lotta contro il tempo che non ha dimensioni
mi avvicinavo per poi allontanarmi senza una ragione ,
alla miserabile illusione che soddisfa i colmi vuoti .
E gira tutto in una canzone ,si elogia poesia !
Il vero non lo considera nessuno
nasce così la mia musica ,
nasce da una fanciulla innamorata !
quella sei tu che mi leggi e trovi le mie parole,
essa valica montagne ,
sali sempre più in alto e urla il tuo amore
ti fa inebriare, col suo odore fresco di natura.
Ed è questo pizzico di follia che vive il mio tempo
ora che con la penna combatto ancora,
presto sarò solo ,su un pianeta vuoto ,
lì fioriranno i primi prati verdi
ove un domani ci sarà futuro
l’antico verso farà la storia .
I senza nomi ne abbonda il mondo, gente che si nasconde ,ha paura di sognare ,striscia tra i rovi e disprezza la vita .
Canto ottavo
La gente senza nome .
Varcando le porte del tempo
percorro le strade del mondo,
in esse la gloria dei viventi
la stagione che muta ogni sogno.
Ed io seguo gli indefiniti
la plebe oscura senza nome,
dalla cui esistenza le classi sociali
si concentra in un riso svelto.
Seguo i percorsi che l’istante accoglie
Nel immediato comunica il suo dire:
rivela l’immediato,perduto ripetuto,
ritrovato poi in distanze il sereno.
Una preposizione semplice
di soggetto predicato ,
ove l’altrui crea la sua forma,
sul gradino della conoscenza
diffonde e avvede …
E si realizza il rozzo culto!
L’intelletto quindi dal fondo emerge:
di passione è la sfida è l’eco che dal suolo tuona .
Parla la fonte :
tra le fantastiche ironie si bella
un cristo viene ucciso l’ironico eroe muore.
Ed io narro!
Narro il mio sorriso …
Il paradosso inquietante
di una sincronica evoluzione.
Narro il senso della gente senza nome
e dal suo opportuno crea e svela .
Narro e vedo che in un albero secco
è custodito un tesoro , si dispongono ruoli
del rarissimo amore.
Si sale su per la scala naturale che porta al cielo,
con parsimonia istallo il credere profano
separo il passato al odierno giorno.
Mi sconfino e vado oltre l’estremo
appaio onesto e saggio …
Appaio come l’essere potente.
Appartengo ai senza nome
in minuscoli pensieri
espongo la mia regola.
L’avarizia ,la cattiveria
è il fertilizzante degli umani ,
è la terrestre condizione
nel chioccio riso il bene.
L’anima mia si fa bella
tra le effimere belve
diffondo il mio pane in nome dell‘amore .
Arrivò il tempo in cui lo spirito ebbe necessità di arricchirsi di essere puro ,di pregare un fervore ,una sensazione di magia spirituale .
Canto nono
La spiritualità dell’anima .
E salgo sempre più su ,verso la fede
Verso un’anima sempre più consapevole
Di un dettato spirituale .
Strappami l’anima
Poesia spirituale
Scrivo d’amore ,
E narro la gloria del nostro Dio ,
Scrivo il linguaggio delle parole
A volte , fanno tanto male .
Questi righi ,son per te , donna !
Nel mio pensiero rapito
Abbagliato , da luce fragile ,
Aprimi il tuo mondo ,
Fiero, invoco , il nostro giorno .
Strappami l’anima o Signore
E donala ai buoni
Sulla spiaggia del sole ,
Ove l’acqua benedice il mare .
Ed io riesco a cantare …
Dové l’amore ?
Non riesco a cantare ,alleluia !
A urlare forte il suo nome …
Gli occhi suoi ,non mi possono toccare ;
Solo Dio col suo sole , mi da luce .
Trabocca di veemenza l’innocenza !
Nell’impeto procace m’abbuia
Mi rende cieco .
Per te o Signore ,stringo i denti
Ora , o più tardi ,
La mia carne è debole ;
Ti prego , strappami l’amore !
E nella mente dell’anima mia ,
Io posso , vedere il paradiso ,
Rendimi saggio al cuore mio
Come le rondini del cielo ;
Ancora ,una volta volo .
L’anima infranta
Canto decimo
Con spirito di umana virtù rimetto i miei peccati
Al Cristo ,nostro Signore ,
Alla benigna sorte , al suo contegno …
A Dio che è fede è luce .
All’anima infranta !
Che è cibo per rigenerarsi carne …
Ma s’avvinghia su di me , la parvenza ,
Difende il degno petto ,
Essa , è ombra ;
È la signora che lucida il giallo .
S’on’io il paragone ,
Il crudele paradosso che acceca il senso ;
Il trasmigratore della similitudine
Che al palpito sorprende ,
L’eletto senza forma .
Ed è lui , il rampante ,
Contro i grilli si scaglia ,
Ha l’udito rapito e và a cavallo
Lei trotta , e gli fa battaglia ,
Gli scardina il cuore , l’amor profondo
È libera la pulzella , la puledra del castello .
Lei col punto croce lavora la sua maglia ,
Non vuole invecchiare ,
Si sente una farfalla
Si vede bella e la sua beltà guizza il vanto ,
Ma sovviene il se con l’incerto
La lercia storia s’avvelena .
Insoddisfatta , plana e lena
Mentre tesse sangue umano .
Lei rumina l’ozio !
Inganna i vizzi , i piaceri
Il irrequieto bisogno gli schiuma l’aria .
Perpetua la sua carne ,
schiuma vanità , arroventa il cuore ,
Ma io, ahimè , son luce spenta
Dove sei?
Corro su binari paralleli ,tra rovi,
Annuso l’odore , di sacrestia
Ove un tempo ,mi credetti un santo .
È ferita l’anima mia ,và, verso altri lidi ,
Va , sull’isola della fede ,nel vorace sogno
Della vana attesa .
Annuso la sorda tenerezza ,
Il fascino del tuo spazio assorto
La freschezza speziata
Ha il gusto d’un raspo d’uva .
Oh mia bella , gli disse il gallo :
Oggi canto col l’amor dolente
Vieni da me , nel vortice delle gemme ,
Vieni, e stai tranquilla .
Vieni, a rifiorire , vertigini fanciulle
Ma tutto s’acquieta , va lento ,
Va, a passo di lumaca .
Si insinuano i sensi , si implicano
E tu, vorresti ,baci furibondi .
Li vorresti sul viso, sul collo , ovunque
Ove posa la mia lingua
Ma son chiuse le mie forze ,
Tremano, non han gaiezze
Si trascinano in orizzonti pallidi
è il tempo che non si ferma ;
Tocca l’albe , delle stagioni assenti .
Poetanarratore .
E sempre salendo la mia scala naturale
Incontro i quattro peccati capitali
Ne faccio canto .
Gli abiti del male.
Canto undicesimo
( superbia )
E svelo a voi ,i miei più reconditi segreti
i quali sono gli unici miei peccati;
e salgo pentito su di un rogo,il più atroce!
Come una strega intrattengo con me forze oscure.
Ricevo poteri e mando malefici,
faccio fatture e legamenti d’amore :
nel t’orbito poi mi ritrovo ad oscurare i miei pensieri.
Di infusi alchemici aborro la superbia
e mistifico la mia anima
di peccati non voluti ,scommessi non desiderati
dal diavolo tentatore tu la femmina perversa sei
in presupposti già scontati m‘abbagli di luce antica
ho sfoggiato la superbia !
L’eleganza dell’incoscienza in te regna,
la superiorità d’essere il migliore ,
l’arrogante menzognero!
E ho indossato l’abito più bello
in apparenza farò faville
per mostrarmi a te sincero
quando ti vedrò per donarti la rosa nera .
Ho disprezzato la fede ;
con irruenza le guerre chiama
la spiritualità interiore resta integra a chi ci crede,
ho peccato di carità ,la più sincera
e della speranza ne ho fatto tanta fame …
Tu femmina di questo eterno di beltà vesti
di rosso porpora ti innesti
nell’anima del mio corpo bussi forte
coronata d’oro lussureggi l’eleganza!
Nello specchio della fantasia ti rimiri
e con superbia ti fai desiderare
ti chiedi : sono io la più bella del reame?
( avarizia )
Sono avaro e son contento !
Di avarizia vado a rallegrarmi ,
a riempirmi tasche di danaro fraudolento
di pane della povertà sono ladro.
Rubo sensazioni e sogni a chi mi ama
mi sazio di invidia e mi nascondo,
come un Paperone de peperoni avaro tutto tende
con prepotenza ingiustificata son felice.
Soddisfatto nel benessere poi affogo
completo la tesaurizzazione dell’ingordigia
tu la tentatrice di avarizia vivi ,
doni la tua carne al primo incosciente.
E con interessi guardi il futuro
di virtù ne giustifichi premura,
raccogli spiccioli per portarli in sacrestia
dai valore alla famiglia unico tesoro.
Di bontà ne fai ricamo ,
tra le righe di poesia il tuo amore.
( lussuria )
E tra le fiamme dell’inferno io con te mi brucio !
Lussureggiante vago a godermi la vergogna,
mi abbandono a mistici misteri
e della carne la lussuria con te godo.
Consumo l’ultima candela a te il mio pensiero
nel letto gli ultimi sospiri .
Tutto è fasullo svanisce la chimera
ti cibi in molti cuori
il denaro sprechi ,
sciogli crepe amare
nella lussuria ti lasci andare
e a occhi spenti offri passione .
( invidia )
Di malsano mi rivesto e vado avanti ,
in queste minimali esigenze
nei confronti delle classi dominanti perdo,
giustifico il banale sostentamento
e di invidia il mio ritegno.
Deludo il mio stesso presentimento,
l’autostima di me stesso vanto!
Da un mancato affetto mi difendo
faccio la voce grossa e poi mi arrendo
tu la divina ,di invidia tra le stesse ne fai vanto,
gelosia forse ?
Parli , parli della vita tua , la mia!quale?
Nascondi sentimenti i più reconditi
e divaghi oltraggi io ti proteggo.
Di te parla la bibbia :
Sei la più casta , la più pura,
ti cuci gli occhi nel vedermi
e non sai ciò che vuoi,chi sei?
Forse la creatura è la figlio del mistero …
( ingordigia )
Canto dodicesimo
Affogo nel cibo nell’ingordigia
i malsani desideri :
nella la pancia dei diseredati l’inganni ricevuti,
è la povertà che fa l’uomo ladro
e non trova soddisfazioni per amare .
la miseria lo abbonda e si lascia andare
vuole il piacere il pane dei poveri diavoli.
Il vizio contorto l’ingordigia affama
oggi ti impicco e domani ti ristoro.
E ti vesto di eleganza tutta bella sei!
Con tacchi a spillo ti dipingo da madonna
con la gonna corta mi mostri le mutande
le sensuali cosce mi fanno eccitare,
ingurgiti promesse a iosa
e divaghi tutta smessa
vai a pregare e mai sazia sei …
( Ira )
Sono in collera con me stesso
e bevo fiele
mi masturbo l’anima e mi sfogo,
placo l’ira e gioco a fare l’innamorato
con un amore faccio il gioco sconosciuto.
Ho la coda di paglia che con poco si infiamma
con le sole lacrime poi mi spengo,
butto in aria il mondo
e l’acqua sul fuoco mi incendio
ma dov’è ! dov’è finito il tuo amore ?
Io prigioniero di te che non ci sei ,
mi arrabbio e mi consolo
so che in qualche angolo di strada mi amerai
tu femmina ,spesso sei scontrosa
ti fai desiderare lasciandomi morire ,
ti agiti e mi porti al creatore.
Mi porti a guinzaglio a passeggiare
lungo il mare e poi a far l’amore
mi copri d’ira di beltà mi sfiori
sulle tue labbra il mio bacio trema …
( accidia )
Oggi ho smesso gli abiti del male
e di virtù mi voglio vestire :
li ho portati alla fonte d’acqua pura
dove tu con me vuoi bere.
È lavatoio dei perdenti ,i sognatori ,
lì c’è il mercato dei latenti!
È l’ozio della poca voglia la fede imbroglia
l’apatia dello stoico circostante :
verso me stesso ,
verso la vita che ci coglie e fugge ,
è il più peccaminoso dei capitali vizzi
la deludente congruenza
che annaffia di freddezza ,
la misura suadente
che dentro di noi fa la sua dimora .
Tu angelo che gaiezza doni
ragione d’esistenza dai
paventi la saggezza e mi lasci senza denti ?
Tessi la certezza è la tua tela
e mostri la fragranza ,
mostri quello che vorresti essere e non sei.
Per te io sono uno degli amanti
l’innamorati il solo !
Sono una conchiglia del mare
che ti manda suoni e mappe di tesori …
***
Mi tolgo di dosso gli abiti del male
e non voglio più peccare !
Voglio solo amare e di dolore non saperne ,
brindare alla vita ,all’amata che ne sia degna .
A una dignità di tanto impegno
alla serena libertà di vita …
Poetanarratore .
Ed io salgo i gradini del cielo , vedo stragi e immonde guerre ,vedo che nei secoli nulla è cambiato ,che l’essere umano è sempre più feroce .Salgo l’incerta epoca ove l’amore ha sempre meno valore ,ed io forestiero del mondo intero PREGO , PREGO L’AMORE !
Prego l’amore
Canto tredicesimo
Prego e nomino il nome di Dio invano
Ave ,ave o Maria ,
Prego il padre degli uomini
E mi genufletto al suo cospetto .
Prego l’amore
e umilmente anelo il suo infinito ,
La grande grazia
Del divino cuore .
Sono sorde le mie orecchie
Si cuciono sulla bocca degli stolti ,
Contro di me , gli arroganti bussano
Prepotentemente insidiano la vita .
E prego l’amore …
L’innocenza sia salvata ,
Da chi loda e poi uccide
Dai mostri , i miei nemici .
Nulla vale la mia supplica ,
Agito il mio lamento e son sconvolto
su di me ,terrore e morte …
Ma il cuore mio si duole ,
dal sgomento si opprime .
Nulla è valso ricostruire
E dopo secoli ritornano gli esodi …
Ritornano le battaglie , le guerre fratricida ,
Ritorna il male con la veste nera ,
Prima uccide poi prega .
Prego l’amore
E i prepotenti non conosceranno mai la pace ,
Che piombi su di loro l’irrequieta vita ,
Scendano vivi negli inferi ,nelle pene eterne .
Prego l’amore
Prego per i piccoli fanciulli ,
Che crescano nella gloria del signore
E dal male non saranno mai infettati .
Prego l’amore
Troppi gli agnelli morti …
Dio ,dove sei !
Troppi gli olocausti ,gli inferni da patire .
Prego l’amore
Malvagi ,gente senza nome
A quale natura appartenete ?
Dovrete perire col ricordo dell’amore
E ogni anno verrete giudicati sul patibolo del cielo .
Fuggirete sempre come mandrie nelle foreste in fiamme ,
Come conigli e asini che ragliano
Su di voi resterà il marchio dell’odio ,
Solo dai bambini sarete perdonati .
Ed io ,prego l’amore
Poetanarratore .
L’età matura mi porta la preghiera verso il Signore e la mia spiritualità mi fa crescere con più sentimento , con più sicurezza ,salgo dunque i gradini dell’altare e mi volgo a Dio , dedico ad esso Preghiera .
Preghiera
Poesia spirituale – lode a Dio –
E fiorì Gerusalemme tra gli olivi ,
Il grande sepolcro liberò il cristo
Da lui nacque , il segno della croce ,
Gli animi esortò e fu preghiera .
E si diffuse nel creato una voce ,
Era Dio ,che parlò agli uomini
Gli dettò le sue sacre leggi ,
Fu, il suo , verbo della pace .
Dettò i dieci comandamenti !
Le regole dei diritti e doveri ,
Io sono il Dio tuo,
Non essere falso, e non rubare .
Dettò , l’amore !
La speranza ove cresce vita ,
Di umiltà , il degno merito ;
Di ubbidienza , l’io medesimo .
Vieni dunque Dio , vieni a salvarmi
Vieni signore ,ti aprirò la mia casa ;
Sono io il peccatore , e non ho la stabile dimora ,
In te cerco , quella futura .
Il tuo sole irradia il mondo !
Da te creo , da te fu creato ,
Sono amorevoli le tue parole ;
Si cantano ,nei beati cori .
Vieni o Signore , e benedici i nostri cuori ,
Benedici la donna
La genitrice che genera vita ,
Figlia , madre , sposa
Serpeggia vanità , sui campi elisi .
Femmina , col il tuo seno , amore nutri ,
Passione sacra , doni
E tu uomo prega ,
La bontà in te è immensa
L’amore per te sospira .
Ed è in verità e zelo ,in lodi ti ispiri ,
È nostro Dio ,re , e signore dell’universo …
Abbi pietà ,del nostro incerto ,
Dacci cibo ,per elargire pane ,
Dacci , la tua benedizione
Per essere più buoni.
Trovo uno spiraglio di luce e fuggo dall’inferno spento ,non mi do pace e vado avanti, vado ove il nulla m’appartiene ,sempre convinto di salire la mia scala naturale .
Nell’inferno spento
E m’incammino su deserte vie
contemplo un mondo straziato e vuoto ,
vedo il debole fallo;
il mio abbaglio non è conforme al vero .
Su un palcoscenico senza vita
solo ,vado nella deserta strada ,
strada , che a te, imperterrita conduce ;
verso l’ultimo sole, m’abbaglia e mi acceca …
Entro in foreste e rupi tra spazi incerti
segno il mio passo …
lì incontro il mio io, pieno di tormenti e sogni.
Mi chiedo :chi è quell’anima smarrita ?
È l’io penso ,la mia ombra, che vive ai confini dell’inferno .
Nell’immenso spento si insinua il tuo animo gentile:
sconfitto e deluso non si da pace,
vezzoso ruba, i miei colori immensi ;
stringo a me la tua immagine sbiadita .
È un cuore palpitante il tuo
e nell’udire musica incredulo sospira,
per te la vergine bianca ;
forte batte il suo chiodo fisso.
Io amo la mia donna e la vorrei!
Voglio amarla sempre in ogni vita ,
viverla nei colori del mattino, ad ogni ora ;
voglio respirarla in ogni aria .
E se un giorno nell’inferno spento andrò a finire
non mi brucerò ne son sicuro ,
pazzo d’amore perirò follia ;
su labbra assetate di sangue
non potrò più bere .
Oh se tu fossi una colomba!
Mi porteresti dove l’orizzonte bacia il mare,
dove le fiamme avvampano i nostri cuori ;
nell’azzurro abisso, scoprirei l’universo .
Finché ci sei tu io vivo ancora …
Trovo un muro che mi ferma ,rifletto se son smarrito, mi accorgo d’essere solo, contro un muro del pianto ove la fede mi coinvolge e mi rafforza .
Son certo la strada è giusta , salgo convinto verso un nuovo traguardo, verso il mio fine ,verso l’altra meta .
Il muro del pianto
È alto il muro che fiancheggia la mia strada,
la sua altezza oscura il mio cuore,
tu la creatura ,la pallida figura
di questa mia tormentata vita.
Accettami per quello che sono,
per l’amore che ti dono,
lasciami esternare
la mia irrefrenabile passione ;
la dove un pendolo
rintocca,suoni desolati.
Sul muro del pianto sott’occhio
ho sollevato il tuo velo nero ,
umiliandomi son fuggito ;
dalle mie difese mi son recluso .
Mai potrò sentire
il calore dei tuoi glaciali fremiti ,
sentirne il colore dei tuoi sguardi tenui .
Tu la vergine bianca!
L’iride desto che guarda l’orizzonte ,
sentenza in apparenza danzi ,
il valzer ,della mia vita .
E mi illudi , mi travolgi
mi dai l’apparenza del peccatore folle,
io esplodo !Grido i mie sgomenti,
in questo letto vuoto dove giace il pianto.
Urlo , mi pento!Nessuno mai mi sente …
Vita ! Vita ingrata
perché non mi hai donato il sospiro ,
il languido desio di un amore puro?
Tra le nubi ,vuoti senza pioggia .
Il muro del pianto si sbriciola lento
sul mio petto arido ,
s’adagia la sola stella spenta giace .
Varco le soglie dell’infinito e la passione mi coglie e come uomo che si strugge d’amore son malato nell’anima ,mi duole ,mi fa male non averlo ,mi sento ancora vivo e voglio amare ,Amare la femmina che sento nell’anima ,nel corpo nei profumi,la voglio .Ma salgo con la speranza di averla di soddisfarla ,di farla godere col mio calore . Salgo la scala che mi porta al sole ,alla luce eterna .
Sulle mie labbra , il gusto intenso di una tua lacrima
Divorano ricordi i baci rubati
brucia la mente arsa …
tu, il grembo vanesio
il cuore mio tagli ,
porti alla forca ,l’innocente larva .
E fu l’alba del sorriso
a scuoterci di nuovo
e renderci schiavi …
a imprigionare desideri
e conquistare attese .
Fosti tu , l’inafferrabile amore !
Sulle mie labbra ,
il gusto intenso di una tua lacrima
si sciolse in acqua tersa .
E rincorri orgasmi ,da noi parsi veri
forse fu prodigio del destino ?
L’incognita ipotecaria
della catarsi ispiratrice …
purificazione fragile , della tragica emozione .
Purificasti la mia anima
annebbiandomi il cuore .
Fosti sovrana di un regno
Io, l’umile tuo servo ,
il vile usurpatore …
Pietoso, mi umilio e cado ai tuoi piedi
nel silenzio naufrago, ti porgo la mia mano .
Ti odio !Vattene dalla mia sentenza
Sei l’oltraggio ,l’incubo crudo della mia vita ,
odio me stesso per averti amata ,
per la maledetta debolezza che ho avuto .
Mi aggrappo al nulla
e sento ancora :
il gusto intenso della tua lacrima ,
l’odore acro ,del tuo profumo .
E mi trovo a raccontare, di me, di un tempo fiorito, del mio estro poetico ,di quello che la mente mi farfuglia ,il concetto del vero ,la lirica per chi la ama …salgo, salgo , gradini infiniti ,salgo per la mia bontà di donare il cielo , a chi non vede gli apro gli occhi con la mia poesia .
Il revival della vita
Riprendo un concetto ,una ragione d’essere,
di noi un tempo ,la gente fa la storia!
L’ etrusco significato che rinasce e vive,
dai stereotipi che elogiarono gli ignoti ,
i trascorsi restano i passati.
E allora! Fai girare quel vecchio giradischi!
Balla e torna nei nostri anni ;
ai baci rubati ,che nel buio ballavano il lento,
sempre più stretti ,mano nella mano.
Fu l’inizio dell’epica stagione !
Eravamo negli anni del sorriso
dei primi amori e palpiti di cuore,
non c’era il cellulare;
l’anima, massaggiava col sol pensiero.
C’è tanta indifferenza da allora :
cani al guinzaglio fan gioire i padroni,
in prima linea è la guerriglia urbana;
il cannibale morde la sottana.
Ed io canto la vita!
A mio parer dico :
il mondo gira, gira e và lontano,
sei tu la femmina ed io il cialtrone .
E mi consoli e fai la preziosa
con fiori amari vai nella chiesa;
preghi l’ave o Maria ,i sette peccati capitali ,
preghi per chi ,ti liscia il pelo.
E ancora:come una gatta morta strisci intorno al palo
danzi l’eleganza mostrando il piacere,
porti le calze a rete e sei sensuale ;
ti depili l’intimo ,lì ,il maschio fa furore.
Il revival della vita va avanti
per i futuri che sono già presenti,
noi i ragazzi ,i figli dei fiori ;
siamo la canzone , la bella poesia .
E ancora mi racconto ,parlo di me ,un tempo a me caro, parlo della musa che ebbi tra i sogni , poi l’amai nei foresti alberghi ,la crebbi in un letto di limoni .
Fu molto tempo fa
FU MOLTO TEMPO FA che cominciai a scrivere poesia a risvegliare in me il tempo dei desideri , dei negati sogni ,dei sospiri assopiti per una amata .
Fu molto tempo fa , a raccontare di me , le mie avventure , le gioie , le malinconie
Smisurati i stati d’animo , le mie braccia lontano si protrassero ,
In mio soccorso vennero le nuvole ,ebbi il tempo mio e nessun danno mi fu fetido .
Vennero le grandi scene ,traghettavo la mia culla verso la cultura ,verso la mia poesia
Le muse si tennero distati ed ero solo a raccogliere la musica ,
Solo l’anima mia mi dette sostegno a vincere il mio embrione che mia madre m’ha lascito .
Fu molto tempo fa ,ed ora colgo forme di plausi fermi ,di occhi distanti e sorrisi su bocche
innocenti , con caparbia ,con impegno duro ,la mia lirica crebbe ,,bilanciata e florida ,piena .
Fu molto tempo fa ,le mie amanti ,le pie donne ,le nebulose dell’eterno ,le vergini sante ,le
concubine dell’amore .
Oh l’amore !Tutti lo inneggiano pochi lo praticano ,l’amore ….
Mi dettero trastullo , fremiti e orgasmi ,spintonandomi caddi nel burrone , nella selva perdevo
il mio senno ,poi , si , poi ebbi tremori sulla mani ,mi soffocarono le labbra
Nei pori della pelle .
Fu molto tempo fa che posai fiori nel giardino ,tra le aiuole e viticci di sottobosco ,
Seminai la mia vita ,convinto che un giorno ti avessi incontrata ,mentre afferro superbamente
i miei giorni estremi .
Fu molto tempo fa .
Seguo il mio percorso e non mi volto indietro ,seguo i miei giorni ,il susseguirsi della vita ,incontro stragi di malie e supponenti bivi , ove l’egoismo la fa da padrone , è il vizio a trionfare ,è l’ipocrisia a difendersi, ,è la conseguenza che fa scudo all’ignoranza ,piatto ricco per la sola indifferenza .
Giorni estremi
E mentre nuoto nell’anima mia
nell’angolo buio calo il mio sipario ,
tu l’immagine ferrea ,resto immobile
resto lo scopo per la mia vita .
Son giorni estremi i miei
attimi in cui , vorrei dare, il meglio che possiedo
ricevere venia, per l’amor che dono
nell’anima, l’essenza dei marginati scogli ,
bere a sazietà acqua santa .
Son deluso di questa vita grama !
Di questo sconcerto che non crea musica ,
un tempo miserevole fu la parola
ebbe pietà di me ,dell’estroversa follia .
Vai via nuvola che gira !
Non voglio questo mal d’amore ,
questa sterile finzione
che si fregia, di gloria tra i glossari ,
s’impantana in false ipocrisie .
Via incubo del male
malessere di carcere e tortura
di abbondi e flagellanti egoismi ,
in ottusi orecchi mai mi ode
Tarla, la mente fragile all’innocenza .
Ma io banditore a poco prezzo
vendo la mia rossa chioma ,
al mercato delle pulci ,macero prestigio
affondo la mia carne, in gorghi di fortuna .
Lascio i miei giorni al sol pensiero
a chi sa tessere le frastagliate trine ,
a chi con l’amore è caritatevole
il plauso migliore ,per chi mi ama .
Il riverbero del tempo mi incornicia di natura , di colori e campi da coltivare , di giardini in fiore e donne da amare ,salgo dunque anche questo gradino e mi porta al mio segno zodiacale ove la mia anima si mostra fiera .
Sono belli i miei fiori
Nacqui sui campi dell’amore
molti anni fa alle sette di mattina ,
furiosa fu la luna
per invidia , si mise tra le stelle .
Ma poi il fiore più bello la invitò sulla riva ,
una sera d’estate ,in riva al mare gli donò una romanza
una di quelle strappa lacrime ,che fa piangere gli innamorati .
Quel mattino il sole annunciò l’alba ,
e transitò tra gli astri il mio segno
volle che fosse lui il dominante ,
la luna gli voltò lo sguardo
e con una smorfia gli sorrise .
Di quel mese ,molti hanno il vanto
e tra i colori ,il bianco è il preferito ,
la pietra porta fortuna è la perla
l’argento è l’oro della luna e ne riflette i suoi raggi ,
di lunedì arriva la fortuna .
Ma a me piacciono i fiori !
Come le belle donne le amo ,
le vorrei tutte nel mio giardino
una accanto all’altra e dirgli : vi adoro .
Ma poi ,la tenacia , il sentimento
della irascibilità ,della malinconia ,
sono gli elementi scatenati della sensibilità pura
di equilibrio stabile ne fa gloria .
Si, sono belli i miei fiori !
Sono l’amore che io vorrei ,
a te donna li paragono vi canto inni e requie .
Vive fra due mondi la mia fantasia
di essenza sentimentale si nutre ,
l’incontrollabile fedeltà è il mio pane ,la musica
la mia casa ,le mie pantofole il mio mare ,
mi fa da cornice l’ambizione
meteoropatico come pochi .
Sono belli i miei fiori
hanno te come ombrello ,
tu, la femmina dei miei giorni
le annusi e sai di buono .
Si, sono belli i miei fiori !
Fu molto tempo fa .
FU MOLTO TEMPO FA che cominciai a scrivere poesia a risvegliare in me il tempo dei desideri , dei negati sogni ,dei sospiri assopiti per una amata .
Fu molto tempo fa , a raccontare di me , le mie avventure , le gioie , le malinconie
Smisurati i stati d’animo , le mie braccia lontano si protrassero ,
In mio soccorso vennero le nuvole ,ebbi il tempo mio e nessun danno mi fu fetido .
Vennero le grandi scene ,traghettavo la mia culla verso la cultura ,verso la mia poesia
Le muse si tennero distati ed ero solo a raccogliere la musica ,
Solo l’anima mia mi dette sostegno a vincere il mio embrione che mia madre m’ha lascito .
Fu molto tempo fa ,ed ora colgo forme di plausi fermi ,di occhi distanti e sorrisi su bocche
innocenti , con caparbia ,con impegno duro ,la mia lirica crebbe ,,bilanciata e florida ,piena .
Fu molto tempo fa ,le mie amanti ,le pie donne ,le nebulose dell’eterno ,le vergini sante ,le
concubine dell’amore .Oh l’amore !Tutti lo inneggiano pochi lo praticano ,l’amore ….
Mi dettero trastullo , fremiti e orgasmi ,spintonandomi caddi nel burrone , nella selva perdevo
il mio senno ,poi , si , poi ebbi tremori sulla mani ,mi soffocarono le labbra
Nei pori della pelle .Fu molto tempo fa che posai fiori nel giardino ,tra le aiuole e viticci di sottobosco ,Seminai la mia vita ,convinto che un giorno ti avessi incontrata ,mentre afferro superbamente i miei giorni estremi .
Il mutarsi era palese , la spiritualità incombeva ed io salivo il regno dei poveri ove trovavo la coscienza e scrissi – Dopo la veglia il mio deliri , poesie poco apprezzata dai miei lettori , ma significativa per la mia scala naturale ove il sogno frustrante si tramuta in incubo e vuole ,desidera emergere dai fondali della vita .
Dopo la veglia il mio delirio
Nell’incubo mi faccio le domande :
La giustizia assolve sempre i dannati ?
Nel delirio della veglia condanna arreco
Difendo solo , quello che mi ha dato vita .
I veglianti non possono giudicarsi , deprecare i sogni
In esso ,la mente , trafuga ogni lacrima ,
Trafuga l’anima mia e si spoglia d’ogni male
Persuade i feroci fremiti ,
Per te , che sei al centro d’ogni impeto
Mi emani gli assoluti spasmi .
Regni negli incubi miei puri
Nei sentimenti di cuori spezzati ,
Negli orgogli ,nell’amore che si dà
E tutto nega .
Sogni che fanno avida l’evidenza
Inaspriscono il ghigno del rimorso ,
Del nulla è valso
Del , io , ci riprovo .
Forse è nell’incoscienza l’inconscio , del mio patire !
Nel persuadermi che ogni inizio , ha la sua fine ,
Ogni amore sboccia come un fiore
Nell’inferno cade e si spegne
Tra le fiamme dell‘amore
La spiritualità come sopra scrivevo è il nocciolo del senso onorifico , ,la platea di un tempo futuro ove l’anima si vuole riposare ,quindi si ribella ,nel corpo umano ,combatte le sue battaglie ,sfida lo stesso essere a capire l’importanza della quiete dell’amore del non credere al polvere che fuma ,ma alla reale esistenza terrena .
Ci crediamo santi
Poesia spirituale
Questa poesia nasce dai molteplici epiloghi da eventi e episodi contraddittori ,
dalla malvagità che alcuni esseri adottano ,come sola ragione di vita .
L’amore che volevo , che voglio non esiste !
E allora che le botti siano piene ,trabocchino di rosso vino ,
Dissetano l’anima ai sordi sensi , tra le malizie ,nelle valli delle decisioni .
Ci crediamo santi , ma ,siamo polvere ,siamo sangue sparso
Nell’innocenza l’istinto si ravvede .
Frivoli , increduli ,pietosi a gli occhi del Signore
Malvagi ,buoni , quando c’è bisogno di pregare .
(E , Davide disse : salvami Signore !
Proteggimi dalla violenza )
Si, disse bene , ma , io , mi credo santo e tramo sventura
Aguzzo i denti ,con la lingua sputo le sentenze ,
Come un serpente ,striscio la vergogna .
Ci crediamo idoli intoccabili
Tanti sono gli agguati sul mio cammino
Di me , perfino i sassi cantano vittoria ,
Soddisfo i miei lagni ,negli imbrogli travolgenti
In iperboree confabulo con gli illusi .
Tanta la cattiveria su questa terra ,tanta da coprire il cielo
Da lasciarti bollire in acqua fredda ,nel brodo a fuoco lento ,
Ma io mi credo santo ,e nessuno mi può contestare
Ho la boria tra le branchie dei serpenti ,sono l’opposto di te che mi leggi ,
Ti chiedi che voragine hanno i sensi ? Quale amore t’ha fatto sospirare
Quale cuore hai ferito o amato ,t’ha detto , ti , voglio bene .
Ma tu, sei la figlia dell’amore ,m’appari simpatica e gentile ,
Di notte fai sogni impuri ,al mattino fai la puritana .
Godi i viziosi amplessi ,come io annaspo la miseria ,
Volteggio spasmi tra le nuvole ,in un mare i miei desideri.
Salita dunque è sempre più pesante si faceva il cammino , le forze fisiche faticano la mente ,mentre il pensiero fiorisce ed è fiorente ,La poesia si muta ,in me nasce il madrigale ,la stessa narrativa col primo romanzo – Dimmi quale inferno vuoi – sale dunque in meglio e si porta nel verso lungo , nel racconto ove l’occhio attento sbircia la vergogna e affabula la prosa .Una evoluzione dunque che mi fa salire di gradino col consenso degli osservanti ,col mio senso logico l’affronto ,li coinvolgo .
La porta per l’inferno
Non mi lascerò coinvolgere dall’indifferenza
dalla sottile ed effimera astuzia ,
Sazierò il mio livore ,dando inizio al nuovo io
a quello che di meglio han valori umani .
Al riflesso naturale che traspare la mia foschia
fatta d’ombra dal mio capo chino .
Bruciatemi pure ,nel fango dei ricordi io non mi sciolgo
in pantani di olio bollente ,
In rimorsi soffocate l’anima mia , il vostro veleno è il mio cibo .
Vi apro dunque la porta del mio inferno
li mi troverete e chi vi accoglie ,
Vi offrirò il mio sangue e tanta malavoglia ,vi offrirò l’odio mio
Vi offrirò il frutto maledetto ,che Eva mangiò e fu il peccato ,
Fu , la porta per l’inferno ,l’unico rifugio degli amanti
concertatori di tombe e fughe nei silenzi .
Andatevene dunque , fuggite , da me che sono lampo
soccorrete altri infermi i furibondi ,
Lasciatemi al mio delirio , a giocare a guardia e ladri
a sollevare i miei pesi ,
Andatevene ,statemi lontani ,io puzzo di sterco e ho fame di fetore
di sostanze nocive e scorie di frastuoni ,
Sono la bestia di soma che ara i campi elisi
sulla guancia del cielo depongo il bacio .
Falcio mietiture su terre e spiagge ,tra i guanciali i miei gagliardi angeli
l’oro si, mi san capire ,
Mi aprono la porta dell’inferno ,traghettano la mia culla in paradiso
sulla barca del nuovo tempo mi lasciano libero ,
Dio mi trasporta nella sacra liturgia ove io colgo la preghiera .
Dentro di me i fantasmi s’inchinano
Ballano la gloria , mi premono le labbra sui pori della pelle .
Oh tu giovinezza ,lasci l’incerto , lasci virilità sconnessa
la florida bilancia che cede il passo ,
Alla vecchiaia superba che sbaciucchia il corpo
i balsamici baci silenziosamente poni ,
Al mio sole che mi da vita , intorno ad esso nessuno mi osserva
Calo il sipario dell’opera ,a chi non è degno della mia lirica .
Apoteosi
Era fresca di giubilo la fanciulla fragola
Come una rosa che sboccia nei roseti ,
Era la vergine del si ,ma poi vedremo
La tragedia trasgressiva ,
Sul mio corpo , posava i suoi sodi seni .
Aveva gli occhi truccati la bella signora
Gli lessi lo sguardo da vampira ,
Nessuno mi può cambiare , mi ribadì sincera
Nemmeno tu , che mi spogli con la gelosia ,
Annuii ,stetti zitto, rimasi steso sul letto
Altro da me lei voleva , non era mai sazia :
La presi con dolcezza ,la carezzai ,
Gli mostrai la posa del pavone .
Raggiunse l’apoteosi e fremeva – Alleluia –
Bolliva la sua storia e mi fece sognare ,
Mi purgò col suo acido profumo .
Ci togliemmo di dosso i pesanti fardelli
Gli intendi degli amanti ,
Di promesse violente ,al poi ,al quando
Girai le spalle alla pietosa luce .
L’apoteosi finì e fu breve
L’illusione aprì alte albe ,
Il silenzio covò attese inutili
Fu il possesso della mia sola essenza .
Mi strizzo l’occhio la bella santa
E mi dette il suo sdegno :
Io sono quella che sono
Son fatta per piacere ,
Amo colui che m’ama
E null’altro mi farà regina .
Canto ultimo – Omaggio L’amore –
Null’altro ferma il libro dei ricordi
Madrigale tratto dal mio romanzo .
Quando sono triste ascolto la mia musica preferita
la musica melodica, che mi ricorda esperienze vissute,
in ogni canzone e lirica, in essa c’è un momento che si riaffiora
mi provoca nostalgia, così ripeto a me stesso:
non pentirti , non giudicarti, se ritieni di essere nel giusto,
cosa c’è di più bello al mondo essere felici
di ciò che ho fatto.
L’emozione dunque sale e come una lacrima
scivola sulla guancia , arriva al lato della bocca
penetra, tra le labbra unte del sapore ,
a volte amaro, a volte dolce come miele
così lecco quella goccia salata
la ingoio e mi passa la malinconia,
perché so , che un’altra donna, sta aspettando il mio canto .
Ho cominciato a capire cosa fosse la bellezza della vita
quando ho visto un sorriso accendersi di conseguenza al mio,
quando ho visto occhi brillare sotto un mio sguardo
e mani tremare al mio tocco.
Ho capito quanto bella fosse la tua anima
quando ho stretto a me i valori della tua,
del volere amare ancora e ancora
quando mi sono sentito assorbire i tuoi principi sani.
Ho capito quanto è importante viverti
quando ho visto il buio e capito la tua essenza ,
sono stato capace di ritrovare la mia strada , la mia luce.
Pochi sanno cosa vuol dire piangere nel ripensare al vissuto.
Ho paura perché la mia dose d’energia sembra inesauribile
e continuo a sperare. “La speranza è l’ultima a morire .
Se smettessi di sperare non so cosa mi rimarrebbe
finirebbe la mia poesia .
Ma sperare fa anche paura
Null’altro ferma il libro dei ricordi .
Poetanarratore .
Salgo la vita ,la mia scala che mai si ferma , tra i barbaglii di luci inferni e paradisi ,
Nelle selve scure , e oasi di miele . Salgo per non morire , per dare un senso al mio amore .
Omaggio al sommo poeta Dante Alighieri.
Dalla Divina commedia .
Alcuni passaggi ,la morale ,la scienza, la poesia.
La morale;detta anche etica
si divide in tre stati:
stato di peccato,
stato di pentimento,
stato di grazia.
Dante nella sua rappresentazione dell’altro mondo espone il suo convito,il mondo allegorico,della terrena vita ,della fantasia ,chiamata scienza,la sua utopia di unire scienza e poesia si evince in una forma diretta e nelle parti sostanziali.
Egli ha aria di dire con certezza la sua morale di vita. Pone la sua domanda al mondo all’animo nostro,all’essere dell’umana gente.
VOLETE VOI SALVARVI L’ANIMA?
Lui diceva :venite dunque appresso a me ,nell’altro mondo,ove nell’altro impareremo dalla bocca dei morti la filosofia,la morale,la scienza e sarà salvazione.
Ed i morti parlarono ,espongono la scienza ,soprattutto in paradiso,dove stalli si convertono in vere cattedre o pulpiti,indi la scienza dà la sua forma allegorica.
Un poeta che ai nostri giorni ,unico nel suo genere ,egli con la sua etica a saputo integrare la contemporaneità che mai ha fine ,vive e regna nell’essere umano ,
(fonde l’amore con la spiritualità ),essa non ha volti preferenziali ,ma unisce il pensiero eccelso dell’uomo nelle varie religioni .La sua poesia resta dunque indelebile ,universale nei tempi .
Il sistema insegue il poeta che nel suo tormento vaga tra fantasmi ,e dice:
Bada che tu non passeggi per pura curiosità .per osservare ,contemplare,dipingere l’animo tuo,il tuo scopo è l’insegnamento ove potrai trovare la saggezza e l’intelletto ,la scienza dell’anima.
Nasce dunque la poetica di Dante tutte le sue invenzioni sono certezze ,meraviglie,immaginari,se poi con delusione non gli rendono merito o cosa vera.
Fa della poesia velo di dottrina ,della reale esistenza,fa di un poeta contenuto scientifico,un corpo, una scienza,una realtà .La parola del sommo del suo pensiero gli occupa la mente,ne scaturiscono concetti,in forma mistica in cui il suo era ormai giunto,un mistero dell’anima dell’umana destinazione in lui non ancora certo come arte;perché dunque l’arte è realtà,un corpo che vive,mentre il mistero dell’anima era nella sua rozzezza e greggia realtà diffusa tra le genti popolane o tratto allegorico nella dotta letteratura .Dante si impadronì di questo concetto e tento di realizzarlo facendone arte,usando le stesse forme di pensiero,le stesse intuizioni ,prese quella rozza realtà degli scettici facendone prefazio del vero.
UN POETA che vuole esporre la scienza,e vuole fare poesia ,a mio dire si pone un problema assurdo,è come voler dare corpo a un qualcosa astratto,a ciò che per natura è fuori dal corpo.
La poesia si riduce dunque a un semplice vestito che si indossa vistosamente,una visuale esteriore,non fa penetrare l’idea,non si incorpora.
Dante spiega che in questo assunto ,che tutte le forze della sua immaginazione ,da me chiamato immaginario collettivo,,serve a dare voce al pensiero,da ognuno ispirato,un connubio dunque tra scienza e poesia .
Gente mia ,venite a me a cantare poesia.
Convito
Venite a questa mensa ben imbandita
c’è pane degli angeli che sfamano cultura.
Cosa cerchi tu , uomo
Annaspi la saggezza e la vile arroganza?
La sola debolezza uccide il disincanto,
tu fanciulla triste fidarti più non vuoi.
Amica ,amata ,resta !
Avrai respiro e canterai con noi .
Poetanarratore.
A Dante Alighieri
Ed io ti lessi nell’età del verso sciolto!
Nell’età della ragione fui costante ,
quand’io compresi il vero canto
capii ch’ero cibo per il mondo .
Un poeta come tanti !
A giocar la forza del destino fui presente,
l’ingegno mio ,
colse frammenti nella città che vive ,
di suoni e canti , d’amore d’altri tempi.
E fu la tua femmina ;
Beatrice la dolce tua amata!
Ella la tutrice ,
che ad oggi è l’emblematico esempio,
timone di costanza ,
ispirazione di coscienza …
a sostenere la femminilità ,
delle fiamme ispiratrici ,
a far scrivere per elle , le pie donne ,
a far sognare i sospiranti.
Sei tu il grande poeta ,Dante!
Il grande che nel mondo spande eco ,
nell’anno mio, t’imponi e tuoni ;
Che la tua lirica regni nell’eterno .
Il mio inferno sulla terra di questa mia scala naturale finisce qui
altri saranno i miei canti ,altri gradini da salire .
Giovanni Maffeo Poetanarratore .
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